Il futuro della bicicletta è la bici elettrica

Ne vedo già di mountain bike (MTB) con pedalata assistita lungo percorsi di campagna e di montagna. Biciclette pesanti, ma che ti permettono di fare tanti chilometri senza stancarti troppo. Certo bisogna abituarsi, concettualmente. Tutta la fatica, il sudore, la passione nel giungere all’agognata meta con le proprie forze, vengono in breve cancellate da un motorino elettrico. La base etica del pedalare perde il suo fascino. Ed è doloroso – almeno per me – ammettere questa sconfitta della volontà e del principio etico dello sforzo fisico. Ma potrei abituarmi. Perché alla fine si guadagna in qualcos’altro. Chilometri e chilometri di pedalata assistita, paesaggi da ammirare in sella, tutto il tempo per fermarsi e scattare qualche foto senza che le gocce di sudore mi cadano sulla fotocamera.

E pazienza per il sudore e la fatica, e il mio ormai antico concetto di “fatica etica”. Il futuro delle bicicletta è la bici elettrica – e poi, se proprio uno vuole faticare, esistono sempre le biciclette solo meccaniche, come quella mia, da troppo tempo rimasta a dormire in garage, bene appoggiata al porta bici, bella e pulita, così come l’ho pulita nel mio ultimo girovagare per argini di fiumi e scoscese e rapide discese.
Ma la bicicletta elettrica può avere un futuro vicino o lontano. E questo dipende da un altro e più oneroso ostacolo: le infrastrutture. Strade dedicate alla bicicletta, senza dover rischiare la vita nell’attraversare strade statali per ricongiungersi con un sentiero o un strada sterrata, com’è stato nel mio ultimo viaggio a Jesolo. Le macchine mi sfrecciavano accanto a 110 km all’ora. Era un tratto di un chilometro abbondante, ma vi assicuro che sapermi vicino alle scatole di ferro che sfrecciavano per raggiungere le assolate spiagge del litorale veneziano… sì, mi incuteva timore molto più che affrontare una discesa tra fango, sassi e piante nei boschetti dei colli Berici.
Più saranno le infrastrutture dedicate alle bicicletta, più il futuro della bicicletta elettrica sarà vicino a noi. E con le infrastrutture potranno crescere anche i servizi e l’indotto. Già oggi ho trovato a Barbarano Vicentino (VI) un negozio che affittava ai turisti lì per caso o per necessità, delle bellissime MTB a pedalata assistita, per esplorare con più scioltezza e minor affanno i declivi dei colli che da lì dipartono.
Ma i progetti per le infrastrutture per le biciclette sono molto più ampi. Da Venezia alle Alpi, 600 e passa chilometri di pista. È il progetto Vento, a cura del Politecnico di Milano – gruppo di ricerca composto da Paolo Pileri, responsabile scientifico, Alessandro Giacomel, Diana Giudici, Federica Bianchi, Rossella Moscarelli, Camilla Munno. Per maggiori info fate clic su questo lik.

Ecco Milano, la città del business che ha visto crescere il numero di piste ciclabili all’interno della città – per info puoi visitare il sito www.piste-ciclabili.com. Ricordo ancora le auto parcheggiate in doppia corsi a Milano, quando ci ho vissuto. Si parcheggiava ovunque, sopra i marciapiedi e in tanti altri luoghi impensabili – almeno da me, che sono un provinciale, e le grandi città le posso ammirare ma anche biasimare…

Milano si è data al verde, con il bosco verticale di Boeri – per approfondire segui questo link. E da lì è nato un sentimento, forse già nell’aria, che ha pervaso chi ritenesse che business e green potessero andare a braccetto. Evviva le larghe vedute. L’impossibilità di costruire qualcosa a volte è solo un laccio mentale che ci leghiamo attorno alle nostre mani. La volontà può far nascere qualcosa di bello, che fa crescere la qualità della vita tutta, facendoci riscoprire antichi riti e vecchi lavori. Eh sì, il vecchio lavoro del biciclettaio sembrava destinato a scomparire, ma non è stato così. Mi piace guardare la pubblicità di queste grandi macchine (i SUV) che sfrecciano per strade completamente deserte, sia in campagna, in collina o in città. A rivederle poi bloccate nel traffico, e avanzare quasi a passo d’uomo, un po’ mi fa sorridere e imbestialire. Sorridere perché penso a quel sentimento pirandelliano della vecchia signora che si trucca come una giovane, imbestialire perché non capiscono come tante persone possano guardare senza senso critico le suddette pubblicità con strade completamente prive di auto. Ma la pubblicità è bella perché dice bugie, e affonda il coltello nel nostro desiderio. Piace a tutti guidare su una strada priva di traffico. Giusto?
Ma ritorniamo alle biciclette elettriche. Quale scegliere? Bici elettrica? a pedalata assistita? Bicicletta con batteria che si auto carica mentre pedaliamo?
Questo post di gennaio 2018 vuole senza mezzi termine stabilire un futuro per la bicicletta. E il futuro – ultima volta che lo ripeto, promesso – è la bicicletta elettrica.

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